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Old 08-01-2007, 01:30 PM
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Medicina e conflitto d'interessi


Giovanni Fava, docente dell'Università di Bologna è l'autore di un articolo sul confiltto di interessi in psichiatria che ha fatto scalpore in tutto il mondo. In Italia è stato quasi ignorato.

Pare che i conflitti d'interesse in psichiatria e in medicina siano innestati nel sistema della ricerca e della comunicazione non solo negli Stati Uniti, ma anche in Italia. La notizia è stata diffusa per la prima volta dal professore Giovanni Fava, docente di psicologia clinica dell'Università di Bologna nella sua rivista Psych.otherapy and Psicosomatics nel 2006. Poi è stata approfondita ampiamente sul numero di febbraio/2007 di World Psychiatry.
L'articolo ha suscitato molto interesse e ha fatto il giro del mondo. Solo in Italia è passato in secondo piano.
Il tutto è partito dalla pubblicazione della quarta edizione del manuale americano Il Diagnostic and Statistical Manual of mental Disorder considerato la bibbia in psicoterapia che si è scoperto essere scritto da esperti che per la metà ha legami finanziari con le aziende farmaceutiche. La prima ad aprire la polemica in Usa è stata psicologa Lisa Cosgrove, della clinica dell'Università del Massachussetts a Boston, che si accorse come 5 dei 6 ricercatori che si occupavano di verificare se alcuni disturbi premestruali fossero da classificare cone psichiatrici, avevano legami con la casa farmaceutica che stava commercializzando l'antidepressivo per curare quei sintomi.
Giovanni Fava denuncia come l'informazione nelle riviste specializzate e anche i finanziamenti delle ricerche siano legati agli interessi di vendita delle azienda, impedendo lo sviluppo di cure alternative e un reale aggiornamento del personale medico. Le riviste biomediche in particolare sono strettamente legate alla pubblicità che le tiene in vita.
"Il punto essenziale è che - spiega Giovanni Fava - sia in psichiatria che in medicina siamo in un momento di sovrabbondanza di informazioni. Bisognerebbe capire come discriminarle. Invece le riviste mediche sono scritte e pubblicate da editori che hanno conflitti d’interesse. Il medico o lo psichiatra si ritrovano ad avere informazioni non aggiornate".

Un regolamento della pubblicità sulle riviste scientifiche potrebbe risolvere qualcosa?
“Sì, ma le grandi aziende che controllano le riviste non lo vogliono attuare”.
Lei si è occupato soprattutto di esempi presenti negli Stati Uniti. In Italia cosa succede?
"In Italia il problema è analogo. Il fenomeno si presenta in tutto il campo medico. Nel nostro paese se ne parla poco, perché il conflitto d'interessi è un problema strutturale della società italiana. Negli Stati Uniti e in Inghilterra non solo le riviste mediche, ma anche i quotidiani si sono occupati di questo argomento. Mentre negli Stati Uniti, in Inghilterra e in altri paesi europei, ora i ricercatori prima di esporre i dati delle proprie ricerche dichiarano i finanziatori, in Italia è ancora tutto celato. Eicamente non è richiesta nessuna dichiarazione".
Cosa comporta sulla salute dei pazienti il conflitto d'interessi in psichiatria?
“Si tende per esempio ad estendere l'assunzione di farmaci, trascurando una serie di cure alternative, come miglioramenti di comportamenti e stili di vita che in qualche modo potrebbero coadiuvare la cura".
All'Università italiana cosa avviene? Anche qui la ricerca è manipolata dalle lobby?
"Parte della ricerca all'Università avviene assolutamente in maniera indipendente. Il problema è che scarseggiano le risorse. Negli Atenei sorgono altri problemi. Come quello dei gruppi di interesse legati alle case farmaceutiche che tentano di controllare i ricercatori più indipendenti portando avanti i mediocri, cioè coloro che non sono in grado di smascherare le insufficienze di preparazione. Anche questo è un problema strutturale della società italiana: quello dell'impossibilità di emergere per i meriti".
Stefania Mazzotti

Fonte


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