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Giovani e tecnologie digitali: tutti i segreti di un rapporto (quasi) perfetto


di Gianni Rusconi

Il Web 2.0, certo. Il poter cioè condividere in Rete parole, foto e pure filmati. E poi il fatto di essere sempre "in linea", sempre in contatto con chi si vuole. Il rapporto fra tecnologie digitali e consumatori in erba, anagraficamente parlando, ha tante facce e molteplici espressioni e non sempre gli studi che hanno misurato la diffusione o il successo di servizi, apparecchi e soluzioni di cui sopra hanno evidenziato i termini reali della relazione sempre più stretta, confidenziale e stimolante – ma volte anche eccessiva – fra uomo e macchina. Lo studio "Circuits of Cool/Digital Playground" condotto da MTV e Nickelodeon in collaborazione con la divisione Digital Advertising Solutions della Microsoft – studio fra i più estesi mai realizzati in questo campo e che ha coinvolto circa 18.000 ragazzi e giovani dagli 8 ai 24 anni di 16 paesi (Italia compresa) – ha cercato di fare piena luce sulle modalità di interazione - non sempre così note e scontate - del pubblico giovanile con tutte le componenti dell'universo digitale ai Cd, passando per personal computer, Tv, cellulari, servizi di messaggistica istantanea, Dvd e lettori multimediali, Mp3, sistemi Hi-fi e di home entertainment, fotocamere digitali, videogiochi, console, Vhs.

L'impatto sociale

Le linee guida emerse dall'elaborazione dei dati raccolti nelle interviste sono varie ed evidenziano anche tendenze inaspettate. Il messaggio chiave crediamo possa essere il seguente: le tecnologie consentono ai giovani di avere relazioni di amicizia più numerose e più strette grazie al fatto di essere sempre connessi e questo anche perché gli stessi non amano la tecnologia in se stessa quanto il modo in cui consente loro di comunicare e divertirsi in qualsiasi momento. Lo studio dice anche che quasi tutti i giovani campionati affermano di utilizzare gli strumenti digitali per migliorare e non sostituire le interazioni di persona, avvalorando la tesi di un'evoluzione delle forme di comunicazione (grazie alla tecnologia) positive e non viziate da effetti collaterali poco propedeutici. Lo studio afferma inoltre come la Tv rimanga una componente forte nell'ambito delle relazioni digitali dei giovani e come messaggistica istantanea, posta elettronica, siti di social networking e cellulari/sms siano verso essa complementari e non in competizione. In altri termini i giovani utilizzano concetti e mezzi di interazione sociale evoluti ("bloggare" è un termine utilizzato regolarmente dal 39% del campione) ma non rinunciano al contatto fisico (come la classica pizza fra amici), passano parecchio tempo sui portali Web ma non rinunciano al media per eccellenza, la televisione. Sanno benissimo cosa sono e cosa fanno Msn, Google o MySpace, cosa significhino i termini "download" e "masterizzare" ma non utilizzano in modo spinto il linguaggio dei cosiddetti "smanettoni" del pc. Ammettono quindi di farsi influenzare dai messaggi di marketing con i quali le multinazionali infarciscono gli spazi della Rete è altrettanto importante l'influenza esercitata dagli amici.

Personalmente rimango ancora scettico sul fatto che la messaggistica istantanea possa meglio far conoscere i propri interlocutori (ne è convinto il 53% del campione) e che sia realmente più facile fare nuovi amici e sentirsi meno soli grazie a Internet (lo dice il 40% degli intervistati) ma questa è un'opinione personale. Forse anche fuori dal coro.

I cinesi maniaci delle chat, i brasiliani i più amiconi della Rete e gli italiani

Provando a selezionare alcuni dei dati pubblicati all'interno dello studio ci siamo imbattuti in varie percentuali che fotografano le abitudini digitali dei giovani cinesi. La maggioranza degli intervistati di questo Paese ha per esempio espresso una preferenza per le chat rispetto agli incontri di persona, il 63% conosce e cita la tecnologia 3G e il 20% (fra i 14 e i 24 anni) dice di amare la tecnologia in quanto tale (sugli stessi livelli anche brasiliani e indiani, mentre danesi e olandesi ne sono dipendenti in quanto strumento). I brasiliani, inoltre, sono quelli che hanno più amici on line, in media 46 a testa. Il modo in cui ogni tecnologia viene adottata e adattata in tutto il mondo è differente da Paese a Paese anche se comunicare con gli amici è una priorità generalizzata, a tutte le latitudini. Quasi il 70% del campione dice che l'accedere al programma per la chat è la prima operazione effettuata dopo avere acceso il computer, tutti affermano di comunicare quando sono on line e maschi tra i 22 e i 24 anni sono quelli passano più tempo (31 ore alla settimana) connessi alla Rete. Connettersi al Web, inoltre, è una delle prime cose che i ragazzi fanno una volta tornati a casa, con gli italiani a porsi di un punto percentuale sopra la media mondiale anche in virtù di una crescita impetuosa degli accessi a siti di social networking e nella creazione di blog e spaces (oltre 4.000 ogni giorno).
Lo studio conferma e al contempo sconfessa molti luoghi comuni. I giovani giapponesi non possiedono in genere un pc fino a quando non frequentano il college e socializzano molto fuori casa e il dispositivo digitale e per loro essenziale è il cellulare, garanzia di privacy e portabilità. In Cina l'utilizzo del cellulare tra i giovani è inferiore e Internet offre così a ragazzi spesso isolati una rara opportunità di entrare in contatto con altre persone della loro età e comunicare tramite community di social networking, blog e messaggistica istantanea. Paesi in cui la vita all'aria aperta è radicata nella cultura, come Brasile, Australia e anche Italia, il cellulare è diventato per i ragazzi il mezzo preferenziale per incontrarsi, flirtare e scattare foto.
L'accesso alla medesima tecnologia digitale su scala globale non è quindi uniforme e non genera forme di rapporti standardizzate con essa: da qui gli autori dello studio hanno individuato Paesi catalogabili fra "enablers", interessati soprattutto a ciò che la tecnologia può aiutare a fare nelle attività quotidiane dei giovani, e "status seekers", che invece si dimostrano molto attenti alla propria immagine e a come alcuni strumenti tecnologici possono migliorarla. Gli italiani (con polacchi e danesi) sono fra i primi, inglesi e americani (al pari dei giapponesi) fra i secondi.

L'impatto sul business delle aziende e la questione sicurezza

Il rapporto fra giovani e tecnologie digitali non è solo importante per gli studiosi dei fenomeni sociali ma anche per chi bada a fare business, e quindi inserzionisti e società che producono contenuti. A queste ultime farà cos' comodo sapere che la maggior parte dei giovani intervistati asseriscono che l'88% dei siti visitati e il 55% dei contenuti video scaricati sono stati loro consigliati da amici. Una seconda abitudine ricorrente del pubblico giovanile riguarda le modalità di fruizione dei contenuti stessi: la richiesta è che siano disponibili su più dispositivi - cellulare, computer e Tv – e che vengano forniti su richiesta. Le campagne di branding delle grandi aziende che operano nel consumer, insomma, devono ascoltare tali messaggi e tradurli in concrete azioni di marketing volte alla fidelizzazione dei giovani tramite la creazione di contenuti "on demand".."
La questione della sicurezza e del controllo da parte dei genitori sono infine aspetti di grande importanza nell'utilizzo delle tecnologie digitali da parte dei giovani. Lo studio, a tal proposito, ha rilevato come il 68% degli intervistati (percentuale che **** all'81% nel Regno Unito tra gli 8 e i 14 anni si sia dichiarato più sicuro avendo con sé un cellulare quando è fuori casa mentre il 71% è convinto che i propri genitori utilizzano il telefonino per scoprire dove si trovano.
Il social networking, infine, sta diventando un'attività on line frequente per più della metà dei giovanissimi anche grazie all'assenza prolungata dei genitori a casa: condividere in Rete esperienze su base collettiva è una strada che spesso viene percorsa dai ****ager per alleviare un senso di esclusione e isolamento. E questa, se permettete, non è esattamente una buona notizia.

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