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Puntarono la pistola su Tommy" Coniugi Onofri ricordano il sequestro


"Puntarono la pistola su Tommy"
Coniugi Onofri ricordano il sequestro



Paolo Onofri e Paola Pellinghelli, il padre e la madre del bimbo rapito e ucciso il 2 marzo 2006 alle porte di Parma, hanno ricostruito in Corte d'Assise la notte del sequestro. Onofri, sentito in qualità di testimone, ha raccontato di come si sia trovato di fronte i due malviventi: uno dei due "entrò in casa con un coltello e intimò 'dateci i soldi'". La madre: "Uno dei banditi ha puntato la pistola alla nuca di Tommaso".

Il padre: "Dalla morte di Tommy tutto è cambiato"
Il papà di Tommaso ha spiegato che la famiglia si era trasferita nella cascina di Casalbaroncolo a settembre. Quella tragica notte andò via la luce. "Noi eravamo a tavola con delle candele e una piccola luce di emergenza perché era già capitato che la luce andasse via più volte". Prima di andare a verificare, però, Onofri ha spiegato di aver terminato la cena e, a quel punto, di essersi alzato, spento tutti gli elettrodomestici ed essersi diretto verso l'uscita per verificare all'esterno della casa se ci fosse stato un cortocircuito. E proprio aprendo la porta (che non era chiusa a chiave, ha specificato Onofri) si è trovato davanti i due malviventi. Il primo, "a meno di 10-15 centimetri da me. Portava il passamontagna, un'ombra nera. Istintivamente lo spinsi indietro con la mano. Lui andò indietro ma non cadde, perchè c'era la mia macchina parcheggiata a circa un metro dalla porta di casa. Me nell'indietreggiare estrasse un coltello dalle dimensioni consistenti", è proseguito il racconto il papà di Tommy. Onofri ha raccontato di aver spiegato che il suo portafoglio stava al piano di sopra. Ma non ottenne interesse da parte di quello che inizialmente pensava essere un semplice rapinatore. Fu la moglie, ha precisato Onofri, ad estrarre dal portafoglio tre banconote da 50 euro l'una e a porgerle nelle mani dell'uomo entrato per secondo, quello con il casco in testa. Onofri ha riferito anche che proprio mentre i due sequestratori erano in casa il suo telefono si mise a squillare e lui suggerì ai due malviventi che lo facessero rispondere altrimenti qualcuno si sarebbe potuto insospettire. L'uomo con il casco, ha prosegueito Onofri, "si mise sul lato destro di fianco a Tommy e gli puntò contro la pistola". Dei due era quello con il casco in testa, molto alto, molto magro e con un giubbone nero largo. In testa aveva un casco nero con delle serigrafie, ha spiegato il papà di Tommy, rosse e gialle. Per quantoriguarda la pistola, invece, ha riferito che gli sembrava essere una "Beretta, tipo una pistola d'ordinanza delle forze dell'ordine". Dalla morte del piccolo Tommaso "le mie abitudini di vita non esistono più"; ha detto Paolo Onofri, rispondendo nel corso della seconda udienza dibattimentale ad una domanda dell'avvocato di famiglia Giorgia Cappelutto.

La madre: "Mi hanno portato via il bambino"
E' durata tre ore circa la deposizione in Corte d'assiste di Paola Pellinghelli. Diversi momenti che l'hanno portata alla commozione come quando il pubblico ministero, Silverio Piro, ha chiesto che le venissero mostrate le immagini del ritrovamento del cadaverino. Nella drammatica ricostruzione di quella sera, Paola Pellinghelli ha ricordato innanzitutto il black out che ha lasciato nell'oscurità la casa. La donna ha anche spiegato quali fossero i rapporti tra lei e suo marito e Alessi e Barbera, i muratori che gli ristrutturarono la casa. La madre di Tommaso ha anche sottolineato come Antonella Conserva, compagna di Alessi e imputata per il sequestro di Tommy, si offrì di fare la babysitter per il bambino. La Pellinghelli è stata interrogata sia dal pm della Dda Silverio Piro sia dai legali dei difensori e da quelli di parte civile. Ha spiegato di non aver visto il bimbo strappato dal seggiolone nè di aver visto fuggire i banditi, ma di essersi slegata subito e una volta uscita di casa aver chiamato dal cellulare la polizia. "Mi hanno portato via il bambino": queste le sue parole durante la drammatica chiamata al 113

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