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Old 12-27-2007, 08:03 PM
yatta yatta is offline
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La nausea continua ad assalirmi ...


Scusate per il titolo ... ma gli articoli che seguono hanno provocato in me uno stato di schifo ... che trovo quasi difficile esprimermi senza finire con frasi oscene ...

Ok primo articolo ...

Il "lato oscuro" della medicina

Se un inventore si presentasse in un centro di ricerca sul cancro con una specie di “raggio spaziale” fatto in casa, sostenendo che con questo aggeggio riesce a colpire i tumori e ucciderli dovunque essi siano, nella migliore delle ipotesi riceverebbe uno sputo in un occhio. Nella peggiore finirebbe invece sotto processo per tentata frode ai danni dei malati di cancro, poichè il suo metodo “non è scientificamente dimostrato”.

Se invece l’idea viene agli “scienziati” quelli veri, e se la macchina, invece di essere un alambicco fatto con quattro lattine di pelati e due fili del telefono, fosse un “acceleratore di protoni” dell’ultima generazione, allora gli ospedali di mezza America si getterebbero a capofitto per essere i primi a poterne disporre, e del fatto che il metodo “non sia scientificamente dimostrato” se ne batterebbero tutti sonoramente le ali.

Perchè questa differenza? In fondo, nessuno dei due metodi dà la minima garanzia di successo: perchè quindi scartare a priori che l’inventore possa essere il genio del millennio, e non presupporre che quelli dell’acceleratore stiano invece per prendere la millesima cantonata dell’ultimo secolo?

E’ molto semplice: perchè il baracchino artigianale è costato all’inventore ventidue dollari più le tasse, ...


... mentre l’acceleratore è costato cento milioni di dollari, e viene pagato con le tasse dei contribuenti. Sono i soldi che fanno la differenza, ma non - come si penserebbe – i soldi “risparmiati”: sono i soldi spesi che contano. Se la cosa non costa non interessa (perchè non ci sono "rimborsi"), mentre il fatto che i malati continuino comunque a crepare diventa un corollario del tutto ininfluente.

Il nuovo acceleratore che fa sbavare i grandi centri antitumore americani pesa la bellezza di 220 tonnellate (due Boeing stracarichi di passeggeri e carburante, per usare parametri a noi più noti), e deve essere installato in un edificio grande quanto un campio di calcio, con pareti spesse circa 6 metri (dieci volte i muri del Pentagono). Però spara protoni “quasi alla velocità della luce”! Vuoi mettere, non-guarire in quel modo, in confronto agli antichi e obsoleti raggi X, che ti lasciavano morire viaggiando praticamente al rallentatore?

A proposito di raggi X, infatti, fino ieri ci hanno detto che “chemio e radioterapia non risolvono tutti i problemi, ma restano sempre la cura migliore contro il cancro”, giusto?

Ebbene, sentiamo cosa dice oggi il Dott. Jerry Slater, capo del Dipartimento di Radiologia del Loma Linda University Medical Center in California, il quale evidentemente non vede l’ora di mettersi a giocare a Packman nell’intestino dei suoi pazienti con il nuovo acceleratore ai protoni: “Tutti i raggi X che uso sparano la maggior parte della dose dove non voglio. Ora invece i raggi ai protoni sparano la maggior parte della dose nel tumore.”

Chi lo va a dire adesso alle centinaia di migliaia di gente morta di cancro, che si era affidata alla “migliore delle soluzioni possibili”, che invece gli oncologi sparavano nel buio, ben sapendo di non fare quasi mai centro?

Ora però c’è il super-acceleratore, per cui cambierà la bugia, mentre la vittima sarà sempre la stessa: il malato. Anzi, al suo fianco ora se ne aggiungerà pure un’altra: il contribuente.

Quanto sia perverso il meccanismo della corsa alla spesa lo riconoscono persino gli stessi medici. Ecco cosa dice il Dott. Anthony Zietman, radio-oncologo all’Harvard and Massachusetts General Hospital di Boston, che già dispone di un prezioso acceleratore: “Siamo di fronte al lato oscuro della medicina americana. Una volta che un ospedale avrà fatto un investimento di tali dimensioni, i dottori saranno sottoposti a una tremenda pressione per consigliare ai pazienti il trattamento ai protoni, anche se ci fossero alternative molto più semplici e meno costose”.

Rischi di andare a farti vedere un dente, e uscire con la prostata fosforescente, perchè nel frattempo te l’hanno bombardata di protoni super-veloci.

Lo stesso Zeitman riconosce che i protoni potrebbero essere utili per curare alcuni tumori molto rari, ma per tutti gli altri casi l’unica differenza con le normali macchine a raggi X sta nel prezzo: l’assicurazione medica rimborsa circa 50,000 dollari per un ciclo di trattamento ai protoni, quasi il doppio di un normale ciclo di radioterapia. (Nuovamente, ricordiamolo, i soldi che contano non sono quelli “risparmiati”, ma quelli spesi).

Di fronte a queste cifre, il fatto che “non ci siano risultati validi per affermare che il protone sia meglio” – come ha detto il Dott. Theodore Lawrence, dell’Università del Michigan – non ha nessuna importanza. Il ragionamento di chi sostiene l’acceleratore a protoni è il seguente: ”Più di 800.000 americani, che rappresentano quasi due terzi di tutti i nuovi casi di cancro, si sottopongono annualmente alla radioterapia. Se solo 250.000 di loro potessero beneficiare della terapia coi protoni, si potrebbero riempire più di cento nuovi centri.”

Cento volte cento milioni di dollari, quindi, cento edifici larghi quasi come un campo di calcio, cento nuove macchine da 220 tonnellate l'una.

Di guarire un solo paziente in più però non parla nessuno.

E se per caso questo atteggiamento in perfetto “stile Rumsfeld” - nel quale il tumore è un bersaglio mobile, il paziente il suo sfortunato portatore, e il medico fa l’Hemingway della situazione – dovesse preoccupare qualcuno, sappia costui che ci sono anche delle buone notizie: già si profila all’orizzonte una nuova terapia a base di ioni di carbonio, che paiono essere ancora più potenti dei protoni nel colpire il tumore. La Touro University ne sta progettando uno nelle vicinanze di S. Francisco, che sarà pronto nel 2011. Ma il vantaggio della nuova tecnologia non starà tanto nella accresciuta capacità di uccidere il tumore, quanto nel costo: invece di cento milioni di dollari, ciascuna di queste macchine ne costerà addirittura trecento.

Questo sì che è progresso.


Massimo Mazzucco

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  #2  
Old 12-27-2007, 08:12 PM
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Secondo articolo ...

Cartilagine di squalo: le prove esistono

Chiedo scusa se ritorno sull’argomento, ma sollecitato da diverse richieste degli utenti, che volevano maggiori informazioni sulla cartilagine di squalo, mi sono messo a fare una ricerca supplementare, e ho fatto delle scoperte interessanti.

Fino ad oggi avevo sempre sostenuto che la cartilagine ha delle ottime proprietà anti-tumorali in base al solo procedimento intuitivo: ho guarito il mio cane da un carcinoma terminale, ho visto amici guarire da situazioni simili, e in internet si trovano letteralmente migliaia di testimonianze che confermano le mie esperienze. Non credevo però che esistesse una sola conferma da parte della medicina ufficiale rispetto alle vantate qualità della cartilagine di squalo.

È invece, gira e rigira, qualcosa è stato pubblicato: si tratta di uno studio uscito sulla rivista medica SCIENCE del Settembre 1983 (Vol 221), firmato dai dottori Lee e Langer del Children’s Hospital di Boston. Questo è l’abstract:



“La cartilagine di squalo contiene inibitori dell’angiogenesi dei tumori"

“La Cartilagine di squalo contiene una sostanza che inbisce fortemente la crescita di nuovi vasi capillari verso la massa tumorale, limitandone in questo modo la crescita. L’abbondanza di questo fattore nella cartilagine di squalo, in confronto alla cartilagine estratta da mammiferi [bovini], potrebbe fare dello squalo una fonte ideale per gli inibitori, e potrebbe aiutare a spiegare la rarità dei neoplasmi in questi animali.”

(Ricordo che tutto nacque da un libro del Dott. William Lane, intitolato appunto ”Sharks don’t get cancer”, ...

... “Agli squali non viene in cancro”.)

Il libro ebbe scarso successo – molte librerie “non se la sentivano” di proporlo – ma l’argomento fu ripreso nel 1992 dalla trasmissione “60 minutes” della CBS, e a quel punto la faccenda divenne di pubblico dominio.

L’eco della trasmissione, sommato al boom che proprio in quegli anni si registrava nell’uso dei rimedi alternativi, constrinse il governo americano a istituire un vero e proprio centro di ricerca per la medicina alternativa, chiamato OAM (Office of Alternative Medicine), con un finanziamento iniziale di due milioni di dollari, che arrivò a 50 milioni nel 1999.

Compito di questo organo era di studiare le possibili soluzioni per la lotta al cancro che venivano suggerite dai rimedi alternatvi di maggiore successo. Primo fra tutti, ovviamente, la cartilagine di squalo.

Purtroppo però i risultati furono molto deludenti, e nel 1997 la American Society of Clinical Oncology annunciava che “a study found shark cartilage ineffective against advanced cancer in adults with a life expectancy of at least 12 weeks”, “una ricerca ha trovato la cartilagine di squalo inefficace su casi di tumore avanzato in adulti con almeno 12 settimane di aspettativa di vita”. (Fonte).

Di fronte ad una frase del genere, anche il lettore più aperto e ben disposto verso la novità si rassegna, e considera quello della cartilagine un capitolo chiuso.

Se invece leggiamo a fondo l’articolo, scopriamo una realtà ben diversa: “The study followed 58 people who were prescribed oral doses of shark cartilage as their only form of anti-cancer treatment. After 12 weeks, none achieved a complete or partial response to the shark cartilage treatment. Only ten showed no progression of their cancer, and only two had a quantifiable improvement in quality of life. (The fact that ten cancers did not progress is not evidence that the shark cartilage was responsible for this. The progression of cancer is not always rapid.) “

“Lo studio ha seguito 58 persone a cui sono state prescritte dosi orali di cartilagine di squalo come unica forma di trattamento anti-tumorale. Dopo 12 settimane, nessuna ha ottenuto un responso parziale nè totale al trattamento con la cartilagine di squalo. Solo dieci di questi hanno mostrato una mancata crescita del tumore, e soltanto due hanno registrato un miglioramento sensibile nelle condizioni di vita. (Il fatto che dieci tumori non siano cresciuti non dimostra che sia stato un effetto della cartilagine. Non sempre i tumori crescono rapidamente). “

La cartilagine quindi ha effettivamente bloccato la crescita del tumore in “dieci persone soltanto” (una su sei)! Messo però in quel modo sembra un fallimento completo.

Chi conosce un solo metodo “ufficiale” in grado di arrestare per 12 settimane consecutive la crescita di un tumore avanzato alzi la mano. (Immaginiamo fra l’altro con quale “cura” e attenzione sarà stata somministrata questa cartilagine al gruppo sotto osservazione, per cui possiamo dedurre che un trattamento fatto da chi comprende i meccanismi in atto, e non da chi non ci crede già in partenza, avrebbe probabilmente dato risultati ancora migliori).

Ma basterebbe la clamorosa “excusatio non petita”, nascosta vigliaccamente fra due parentesi alla fine (“non tutti i tumori crescono in fretta”) a denunciare la assoluta malafede di chi ha redatto quel rapporto.

Quindi lo sanno, lo hanno dimostrato loro stessi scientificamente - anche Folkman e Klagsbrun hanno mostrato che “gli squali producono una sostanza che inibisce la neovascolarizzazione” (1987, Science 235:442-446) - ma fanno finta di niente.

Siiccome nel frattempo la FDA proibisce di pubblicizzare le caratteristiche antitumorali della cartilagine, l'intero establishment medico-farmacologico può tanquillamente essere considerato alla stregua di veri e propri “criminali”.

E non solo lasciano morire chi potrebbe tranquillamente esser salvato, ma alle spalle di questa gente cercano pure di arricchirsi, cioè di sfruttare in privato quello che negano pubblicamente.

Ecco una pagina in cui si registra il brevetto di una “invenzione per inibire la crescita di cellule tumorali”. Fra le note leggiamo che esistono già altri brevetti simili: “U.S. Pat. No. 5,192,756 discloses a compound having antibiotic and antiprotozoal properties isolated from the stomach of a dogfish shark. U.S. Pat. No. 5,075,112 describes a method for inhibiting angiogenesis using shark cartilage, and U.S. Pat. No. 5,985,839 describes extracts of shark cartilage having anti-angiogenesis properties and an inhibitory effect on cell tumor lines”.

“Il brevetto US 5,192,756 rivela un composto con proprietà antibiotiche e antiprotozoiche isolate dallo stomaco di uno squalo. Il brevetto U.S. 5,075,112 descrive un metodo per inibire l’angiogenesi [crescita dei nuovi capillari] con la cartilagine di squalo, e il brevetto U.S. 5,985,839 descive le proprietà antiangiogeniche dell’estratto di cartilagine di squalo, e il suo effetto inibitorio sulla riproduzione delle cellule tumorali.”

Massimo Mazzucco

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  #3  
Old 12-28-2007, 04:10 PM
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Secondo articolo ...


Io non sono medico ne' oncologo e non ho nessuna esperienza per stabilire cosa funzioni e cosa no nella cura dei tumori, ma... mi chiedo solo una cosa: per quale motivo dovremmo credere come fossero oro colato alle parole di questo signore che scrive in un blog su internet e ci racconta che gli acceleratori di protoni non fanno guarire e le cartilagini di squalo si'? Sulla base di quale esperienza tecnica o scientifica lui deve essere considerato piu' attendibile di altri? Io penso che quando si parla di un argomento cosi' delicato bisogna andarci con i piedi di piombo, e non sparare pensieri a vanvera cosi', tanto per riempire un po' di siti internet...


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  #4  
Old 12-28-2007, 06:39 PM
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Originally Posted by ac171073
Io non sono medico ne' oncologo e non ho nessuna esperienza per stabilire cosa funzioni e cosa no nella cura dei tumori, ma... mi chiedo solo una cosa: per quale motivo dovremmo credere come fossero oro colato alle parole di questo signore che scrive in un blog su internet e ci racconta che gli acceleratori di protoni non fanno guarire e le cartilagini di squalo si'? Sulla base di quale esperienza tecnica o scientifica lui deve essere considerato piu' attendibile di altri? Io penso che quando si parla di un argomento cosi' delicato bisogna andarci con i piedi di piombo, e non sparare pensieri a vanvera cosi', tanto per riempire un po' di siti internet...


In ogni cosa che ha detto ha riportato dei link come riferimento, quindi non si è limitato solo a parlare, bensì ha documentato ... nel cuor mio spero di trovare articoli che smentiscono queste documentazioni ... che tra l'altro non sono poche ...


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  #5  
Old 12-28-2007, 08:42 PM
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Originally Posted by yatta
In ogni cosa che ha detto ha riportato dei link come riferimento, quindi non si è limitato solo a parlare, bensì ha documentato ... nel cuor mio spero di trovare articoli che smentiscono queste documentazioni ... che tra l'altro non sono poche ...


Sul secondo articolo yatta aggiungo:

"L’industria farmaceutica è in gran festa, per una “scoperta” che promette di rallentare, se non di arrestare del tutto, la progressione del tumore al fegato. Il New York Post titolava ieri “Liver Cancer Breakthrough Found” (“Scoperta rivoluzionaria nella lotta contro il cancro al fegato”), e passava a descrivere le stupefacenti qualità di una nuova pillola, chiamata Sorafenib, che “attacca le cellule maligne impedendo che il sangue vi affluisca”. “I tumori non scompaiono nè regrediscono - proseguiva l’articolo - ma in molti casi smettono di crescere”.
Curiosamente, la possibilità di ottenere questo risultato – la capacità di inibire la crescita del tessuto bloccando la neovascolarizzazione si chiama “antiangiogenica” - esiste da oltre trent’anni, ed è stata rilevata nella cartilagine di squalo (vedere articolo sopra) dal Dottor Willam Lane, che negli anni settanta pubblicò il rivoluzionario libro intitolato “Sharks don’t get cancer” (“Agli squali non viene il cancro”)".

E il primo articolo che hai postato è in realtà praticamente un articolo del NY Times.

Poi se sti "protoni" siano efficaci non si sà, neppure gli stessi "oncologi" lo hanno ancora capito, ma la "possibilità" è più che sufficiente per stanziare "miliardi" di dollari senza che qualche solerte "contribuente" pieno di dubbi su blogs da strapazzo gliene venisse qualcuno in merito.

"Possibilità" invece non sufficiente per prendere in considerazione terapie alternative moooolto meno costose e "brevettabili".


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  #6  
Old 03-12-2008, 08:15 PM
yatta yatta is offline
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Pe.dofilia online, +161% in un anno

Telefono arcobaleno illustra risultati monitoraggio in rete

ROMA - In due giorni, i contatti a siti a contenuto pedopo.rnografico - attraverso siti residenti in Italia - sono stati 150.000, oltre 6.000 l'ora. Lo ha rilevato Telefono Arcobaleno riferendo ad un convegno l'attivita' di monitoraggio nella rete negli ultimi mesi.

L'organizzazione ha registrato che il fenomeno mostra un incremento del 161% sull'anno scorso e del 131% negli ultimi cinque anni. Solo nei primi mesi del 2008 ha gia' segnalato ben 8.149 siti a contenuto pe.dofilo.

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