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Old 02-21-2008, 04:55 PM
petrescu petrescu is offline
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petrescu is on a distinguished road
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Social network. Il clima si raffredda


Persino Google fa sapere di aver guadagnato meno del previsto dagli annunci sparsi nei siti social. Fenomeno indiscusso del 2007, i social network, dopo una crescita quasi esponenziale stanno registrando qualche cedimento e non appaiono più la terra promessa dell’advertising online. Il rallentato aumento degli iscritti si combina con una significativa flessione degli utenti attivi e la propensione ad abbandonare queste comunità online. Troppo presto ancora per dire se la bolla dell’Internet sociale stia per scoppiare ma i dati di ComScore, società per le ricerche di mercato sul web, sul numero di visitatori e il tempo trascorso sui principali siti social statunitensi confermano lo sgonfiamento. Se è vero che nel 2007 complessivamente sui 7 siti monitorati, gli utenti sono stagnanti, circa + 5% (ben lontani dalle percentuali di crescita a due cifre), è altrettanto vero che il tempo medio di permanenza sulle pagine dei siti social si è ridotto (4,5%). Il leader MySpace, rilevato nel 2005 da Murdoch, registrava lo scorso ottobre un picco di 72 milioni di utenti per chiudere invece l’anno con 68,9 milioni: praticamente stazionario rispetto a novembre. Più allarmante l’andamento del tempo medio di presenza: dai 234 minuti di dicembre ‘06 si è piombati un anno dopo a 179 minuti. E’ stato il picco più basso dell’anno, con una flessione del 8,5% rispetto al mese precedente equivalente sull’anno a un calo del 24%. Il disinnamoramento non è circoscritto a MySpace ma generalizzato.
Anche il fenomeno dell’anno: Facebook, che Microsoft si è aggiudicato per 240 milioni di dollari, ha il fiato corto malgrado abbia registrato la migliore performance di crescita (80%) totalizzando 35milioni di utenti. Eppure nel corso dell’anno il tempo per tessere relazioni online è scivolato da un picco di quasi 200 minuti registrati a febbraio a 169 minuti di dicembre equivalenti a un’erosione del 10% sull’arco dell’anno. Nel giro degli ultimi tre mesi dello scorso anno si è ridotto di un quarto i tempi di socializzazione per gli iscritti a Bebo.com mentre nello stesso periodo il tempo trascorso dagli utenti sul sito Friendster è precipitato quasi del 75%.
Per John Riedl professore d’informatica all’università del Minnesota, tra le ragioni della disaffezione per i social network il moltiplicarsi di servizi di nicchia sempre più mirati. Nascono quelli destinati per chi ama viaggiare, così come piattaforme pensate solo i viaggiatori d’affari: «Facebook contiene applicazione per viaggiatori ma non sono confrontabili con un sito che aggrega esclusivamente globetrotter».
E’ presto per dire se la situazione riscontrata negli Stati Uniti sia l’effetto di un processo di selezione naturale che si riflette anche sul resto del mondo. E’ certo però il raffreddamento degli inserzionisti nei confronti del fenomeno più noto del web 2.0. La pubblicità online, prima vittima, è accusata di essere l’artefice del declino. Secondo Business Week gli investimenti pubblicitari, che pure sono cresciuti tra il 2006 e il 2007 fino a 1,2 miliardi di dollari, conosceranno adesso un momento di rallentamento, anche perché finora il tentativo di rendere redditizi questi siti (l’unico modo è la pubblicità) ha scontentato i gestori dei siti di social network, e paradossalmente anche i frequentatori perché non gradiscono di vedere le "loro" pagine inzeppate di pubblicità. Tollerate nelle pagine di notizie o intrattenimento, le inserzioni non sono invece bene accolte, se non ignorate, quando si è impegnati a curare e intrecciare relazioni. Lo conferma lo smacco di Beacon, la piattaforma pubblicitaria introdotta su Facebook che riportava sul profilo dell’utente informazioni relative allo shopping online. Se un iscritto al network fondato da Mark Zuckerberg, acquistava l’ultimo libro di Isabel Allende l’informazione veniva automaticamente inserita nella sua pagina e girata anche su quelle dei suoi contatti. La metamorfosi in un gigantesco tabellone di "consiglio di un amico" ha provocato un’agguerrita sollevazione che ha spinto Facebook a sospendere il servizio nel giro di un paio di settimane. Meno clamoroso ma altrettanto significativo l’anemico tasso di risposta ai link sponsorizzati: solo lo 0,04% contro lo 0,2% nel resto del web. Poco ricettivi a promozioni e sponsorizzazioni tradizionali, ciononostante le reti sociali sono entità tutt’altro che trascurabili dal marketing aziendale. Uno studio condotto in Gran Bretagna da Hitwise sul rapporto tra social networking e marchi ha concluso che, quando spontaneamente una comunità appoggia o censura un prodotto o comportamenti aziendali, l’esito si fa sentire ben oltre la realtà virtuale.

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