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staff 02-22-2006 05:00 PM

Kenichi Ohame - "e il prossimo scenario globale"
 
Imprese, governi e uomini di fronte alle sfide e alle opportunità di un mondo senza confini. «La globalizzazione è un fatto che non si può fermare. È già avvenuta, ed è qui per restare»


di Giuseppe Mariggiò

Soltanto fino a vent'anni fa, la maggior parte dei banchieri di punta aveva una visione del business classica e tradizionalista e vedeva la chiave di successo non nella tecnologia, ma nelle relazioni di fiducia. Per molti di loro, la tecnologia era roba da ragazzini con il pallino dell'informatica, e non certo per banchieri in doppio petto grigio e cravatta. Eppure, già molto tempo prima, Walter B. Wriston, presidente di Citibank fino al 1984, era convinto che il fattore critico della concorrenza tra le banche sarebbe stato quello tecnologico, tanto da designare come suo successore John S. Reed (l'attuale presidente della Borsa di New York) proprio perché riteneva che fosse più facile insegnare tecnica bancaria a un esperto di tecnologia, piuttosto che tecnologia a un qualunque altro banchiere di grido. Sotto la guida di Reed, Citibank ( www.citigroup.com ) divenne il più grande gruppo bancario del mondo.
La globalizzazione ha dato un calcio definitivo alle nozioni di economia classica con buona pace di John Maynard Keynes e dell'ex Governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, keynesiano della vecchia scuola che (strano ma vero) ha frequentato proprio come John Reed, negli anni Sessanta il Massachusetts Institute of Technology (MIT).
Forse, Adam Smith ha ancora ragione. La mano invisibile del mercato alla fine sistema ogni cosa, a patto che non vi siano altre “mani invisibili” e più leste, s'intende…
Eppure, anche i cosiddetti “furbetti” sia che giochino nel “quartierino”, sia che frequentino il “salotto buono”, devono fare i conti con il vento della globalizzazione. Nell'affare Unipol e sull'inchiesta Antonveneta, ci sono colpe e responsabilità gravi che saranno accertate, ma ogni crociata in nome delle regole è solo sospetta.
Ciò che bisogna avere il coraggio di dire è che non ci sono i buoni da una parte e i cattivi dall'altra. Le banche, anche quando erano Monti di Pietà, non sono mai state né “sante” né “venerabili”.
La rivoluzione tecnologica ha già avuto un impatto forte sulla natura dei movimenti di capitale e le vecchie nozioni sul valore aziendale sono sfidate dalla crescente influenza dei multipli e dei derivati (swap e opzioni) che, nati come strumenti di copertura sui rischi di oscillazione dei titoli, sono diventati la regola per aggirare le norme di mercato sulle scalate in Borsa.
Il vento della globalizzazione soffia sempre più forte, chi ha creduto di poterlo fermare è stato spazzato via. La nuova economia globale viaggia lungo cavi a fibra ottica da una parte all'altra del Pianeta e ha bisogno di uomini capaci di fare la differenza tra visione e miraggio. In questa fase di transizione tra vecchio e nuovo, la questione di fondo rimane. Riusciremo a orientarci nel nuovo scenario globale senza confini?
Abbiamo girato la domanda a Kenichi Ohmae , secondo The Economist, tra i cinque maggiori guru del management a livello mondiale e meglio noto a livello internazionale come “ Mr. Strategy ”.


Data Manager: Qual è il suo rapporto con la tecnologia?

Kenichi Ohmae : Direi inevitabile, la tecnologia è uno strumento che ci può aiutare a essere migliori e a vivere in un mondo migliore. Gli uomini però non sempre sanno farne buon uso…
Nel suo ultimo libro dal titolo “Il prossimo scenario globale”, pubblicato in Italia per i tipi di Rcs, lei sostiene che stiamo assistendo alla nascita di una nuova era, quella dell'economia globale…
L'economia globale è ancora allo stato infantile o meglio è alla sua prima fase di sviluppo non essendoci nell'economia globale proprio niente di infantile…

Qual è la sua definizione di economia globale?
La scienza delle definizioni è sempre inesatta e forse è più facile dire quello che l'economia globale non è. Per cominciare bisogna dire che l'economia globale non è la “new economy” con cui era stato annunciato, negli anni Novanta, un nuovo ordine economico. L'economia globale è basata su un mondo in cui l'assenza di confini non è più un sogno o una possibilità di là da venire. Si tratta di una realtà che si è affermata grazie alla rivoluzione dell'informatica. L'economia globale è senza confini, invisibile, “cyberconnessa” e misurata in multipli. Si tratta di una evoluzione che non si può arrestare. È ineluttabile come la morte e le tasse…

In che senso l'economia globale è invisibile?
Nel senso che è inesplorata e pertanto molti operatori non ne hanno compreso la portata.

Viviamo in un mondo senza confini…
Le frontiere non sono del tutto sparite perché gli stati hanno interesse a mantenere il controllo sui movimenti e le merci per motivi di difesa e sicurezza. Eppure le comunicazioni, il flusso di capitale, le corporation e i consumatori determinano, di fatto, l'abbattimento dei confini nell'economia globale.

Lei chiama questi fattori “le quattro C”. Esiste una “quinta C” in questo nuovo paradigma?
“Una quinta C”? Le idee. Ma in italiano non credo funzioni bene. Bisogna trovare una parola che inizi per “C”. “Il cervello”. Forse questa parola fa al caso nostro…

Come si fa a cogliere le opportunità in questo nuovo scenario?
Per cogliere le opportunità non bisogna rimanere ancorati ai vecchi modelli. Bisogna mettere a frutto “le quattro C” e naturalmente avere la ricetta giusta... Bisogna fare il meglio che si sa fare e fare il resto nel mondo a un costo inferiore… Le business school dovrebbero smettere di parlare di modelli di business del passato. Economia globale significa incertezza. Nessuno sa cosa sarà vincente. L'unica cosa da fare è provare a farla…

Nell'economia globale anche gli asset sono invisibili?
Ricerca e sviluppo sono la chiave di accesso nella nuova competizione globale. Ricerca e sviluppo sono stati spesso invisibili agli occhi di molti imprenditori. In questo contesto i giovani hanno una importanza strategica. In Giappone, sono le ragazze che comunicano, attraverso la testiera del proprio cellulare, a guidare la rivoluzione tecnologica. Sono le ragazze che parlano con il pollice...Nelle abilità dei target emergenti si nascondono importanti “invisible asset” anche per le HR.
Ma non è forse proprio questa incertezza di confini che può rappresentare una minaccia? Come la mettiamo con i “soliti furbi”?
Non so se etica e capitalismo siano due grandezze congruenti. Dovremmo sforzarci di renderle almeno compatibili. Ma non è questa la questione. Certo, chi non gioca secondo le regole condivise rappresenta una minaccia per l'intero sistema visto che i capitali vengono attratti dalla credibilità…
I “furbi” ci sono sempre stati, possono creare danni anche gravi, ma alla fine non hanno vita lunga. A un certo punto, interviene il mercato o qualcuno ancora più furbo…

L'economia globale è alimentata dalla tecnologia e il sapere è il suo fondamento…
Nel mondo imprenditoriale la tecnologia porta apprensione e opportunità in egual misura. Nell'economia globale una tecnologia può diventare dominante nel mondo, pur sapendo che il suo usurpatore le sta già alle calcagna…
Basta pensare a quello che sta avvenendo nell'industria della fotografia o a ciò che è avvenuto nell'industria dei contenuti con l'avvento dei Dvd e, oggi, con la rivoluzione della IpTv. Il business della distribuzione musicale, per esempio, è stato fatto a pezzi dalla tecnologia. Il punto di non ritorno è stato il boom di Napster e Steve Jobs con l'introduzione nel 2001 dell'Ipod ha nuovamente orientato gli investimenti delle major internazionali…
L'Italia dei distretti è stata capace di adattarsi ai cambiamenti del mercato e grazie alla specializzazione è riuscita a superare momenti di criticità. Ma il sistema Paese stenta ancora a decollare. Quanto pesano le dimensioni nell'economia globale?
Le dimensioni contano, ma non in senso tradizionale. Le città italiane sono riuscite a sopravvivere utilizzando il resto del mondo come cliente. Questo approccio non funziona evidentemente per società come l'Olivetti o la Fiat inserite come sono in una megacompetizione internazionale.
In termini di costi, l'Italia non può permettersi di competere con la Cina, perché il risultato sarebbe scontato. Ma nel mondo c'è abbastanza domanda di made in Italy per vendere e fare profitto…

Le banche possono essere la base per il rilancio dell'economia a livello mondiale?
Ho già detto che il denaro fa girare il mondo e tutti i paesi sviluppati hanno un surplus di liquidità da investire. Mentre il mondo cambia, però le banche dormono…


fonte: http://www.datamanager.it/tipouno.php?contenuto=mariggio/mariggio0106.html
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