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Partite di calcio gratis via Internet: non è questione di copyright


Sono tornati "liberi" i due siti italiani che suggerivano ai tifosi, con appositi link, come poter vedere, a costo zero, le gesta della squadra del cuore. Lo ha deciso il Gip di Milano (con il provvedimento qui leggibile come documento correlato) dissequestrando i siti - e gli indirizzi Ip - di www.calciolibero.com e www.coolstreaming.it che suggerivano agli utenti della Rete un sistema apparentemente lecito (nessuna effrazione, nessuna password da usare, nessun programma aggiuntivo al normalissimo browser per navigare in Internet) per vedere le più rilevanti partite della serie A italiana: semplicemente accedendo al sito di un network cinese che aveva legittimamente acquistato i diritti per la ritrasmissione, anche on-line, delle partite. Difficile, ad una prima valutazione, poter ipotizzare un comportamento illegale nel solo fatto di collegarsi ad un sito. Eppure, per i riflessi di quanto stava accadendo, era il 15 ottobre dello scorso anno, l'emittente satellitare *** decideva di querelare i siti italiani che proponevano i link ritenendo violati i propri diritti di privativa sulla trasmissione delle partite del campionato italiano. I risultati delle indagini immediatamente svolte venivano resi disponibili al Pm di Milano che, a fine gennaio di quest'anno, disponeva il sequestro dei due siti ravvisando la violazione dei diritti d'autore (relativi alle trasmissioni delle gare sportive calcistiche) dei quali *** sarebbe stata legittima titolare. L'interpretazione del Pm equiparava le realizzazioni di riprese sportive (la regìa, le scelte di ripresa ed ogni azione creativa del contesto realizzativo) ad un'opera dell'ingegno, disponendo quindi il sequestro degli spazi on-line dei due siti italiani.
A questo punto i gestori dei due siti impugnavano il provvedimento. E il giudice per le indagini preliminari non ha condiviso le tesi di *** e quelle in parte fatte proprie dal pubblico ministero, anche riguardo all'applicabilità delle tutele previste dalla normativa in materia di diritto d'autore. Il Gip, infatti, non ha ritenuto assimilabile una ripresa sportiva ad un'opera artistica. Ma non solo: anche la tesi sostenuta da ***, ovvero di aver raggiunto accordi con alcune società di media cinesi che consentivano loro di ritrasmettere in streaming le partite della serie A italiana "solo nell'ambito del territorio dello Stato di appartenenza" non ha retto al vaglio del magistrato. Per almeno due buone ragioni: la prima è che la stessa emittente satellitare non ha prodotto gli accordi in questione, tali da poter chiarire una questione altrimenti incomprensibile. La seconda buona ragione è appunto quella che non può che ritenersi incomprensibile: cioè che gli accordi di cui *** evidenzia la clausola che potremmo definire "via Internet a territorio limitato" è appunto un non senso pratico, circostanza che non sarebbe certamente potuta sfuggire al gigante della tv satellitare di Rupert Murdoch. È infatti sostanzialmente impensabile poter concepire un sito accessibile solo dagli utenti del Paese di appartenenza dello stesso. A meno che - ma è solo l'occasione per ricordare una grave situazione di censura, piuttosto pesante in Cina per quanto riguarda l'accessibilità a molti siti occidentali - le autorità cinesi avessero posto filtri tali da impedire l'accesso a chi non utilizzasse provider interni; un'ipotesi più da fantapolitica che da business.
Per farla breve i siti italiani sono stati dissequestrati. I gestori, per ora, non sono entrati troppo nel merito della vicenda limitandosi ad esprimere soddisfazione per l'esito della vicenda e ringraziamenti agli utenti più fedeli (che un po' ovunque, in Rete, avevano protestato), ma occorre chiarire che la decisione del Gip milanese non nega una tutela alle riprese sportive. Nel caso specifico, questo l'avviso del giudice, era invece ipotizzabile la responsabilità civile dei due siti italiani, circostanza che tuttavia non avrebbe potuto autorizzare un sequestro in sede penale. Se l'emittente satellitare di Murdoch vorrà chiedere i danni, dunque, potrà farlo ma, alla luce delle circostanze attuali (provare con certezze di aver effettivamente subito un danno e provare altresì l'illiceità dei link segnalati dai siti italiani) la cosa appare piuttosto improbabile. Anche in considerazione del fatto che le partite viste sul monitor del computer - prive di commento in italiano e con qualche ideogramma svolazzante - rappresentano più la piccola soddisfazione dell'utente medio di non pagare un canone piuttosto che quella di voler seguire la squadra del cuore comodamente seduti in poltrona. E quindi è probabile che si tratti di un fenomeno temporaneo di rilevanza, a conti fatti, marginale. (m.c.m.)


fonte: http://www.giuffre.it/servlet/page?...EWS.p_livello=D
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Last edited by staff : 03-04-2006 at 10:09 AM.


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