Il racconto del disabile aggredito dagli interisti
di LUCA FALLICA ALESSIO S. ha 26 anni e giovedì scorso era seduto sulla sua carrozzina a S. Siro, a vedere la vittoria della Roma in coppa Italia. Alessio è diversamente abile da più di un anno, complice una caduta dallo snowboard avvenuta l’anno scorso che gli ha compromesso l’uso delle gambe. Alessio a S. Siro è stato picchiato dai tifosi interisti a fine partita nella tribuna arancio, l’equivalente della nostra tribuna Tevere. Un attacco premeditato, rapido, scientifico, avvenuto mentre Totti alzava al cielo la coppa. «Stavo cantando i cori della curva Sud – ha raccontato alla radio Rete Sport - insieme con altri amici. A un certo punto ho sentito un po’ di trambusto alle mie spalle, mi trovavo a livello del terreno di gioco a ridosso del campo e con la mia bandierina mi stavo godendo la vittoria della coppa. Una decina di tifosi interisti ci hanno assalito con una furia mai vista, tutto sarà durato pochi secondi, forse dieci. Mi sono ritrovato su un seggiolino nelle prime file della tribuna dopo aver subito un colpo, un *****tto o una manata. Un paio di miei amici hanno cercato di porre rimedio alla situazione, perché non c’era nessuno che ci difendesse. C’erano gli steward, ma non hanno mosso un dito. Di polizia nemmeno l’ombra». Alessio è emozionato, forse perché ricordare dei momenti così drammatici gli fa rompere la voce. «Hanno menato a chiunque – incalza – donne, bambini, signori di una certa età. E ci hanno preso alle spalle». Il tutto è frutto della nuova legge in vigore dopo il caso Raciti. Alessio spiega il perché. «Dopo quindici minuti sono arrivati i finanzieri. Ci hanno detto che loro adesso possono intervenire solo in caso di incidenti gravi e che la sicurezza all’interno dello stadio è di esclusiva pertinenza dell’Inter. In questi casi sono gli steward che devono intervenire. Ma loro erano lì che guardavano e non si muovevano, eppure vedevano bene quello che stava succedendo, anche perché noi strillavamo per richiamare l’attenzione». Poi sono arrivate le scuse. «Molti fans nerazzurri e un dirigente della società interista mi hanno espresso solidarietà e vergogna per ciò che è accaduto. Non mi sarei mai aspettato un atto del genere, sono anni che mi reco a Milano per le trasferte della Roma, e mi hanno sempre riservato un'ottima accoglienza. Quello di giovedì è stato un atto vile, un ragazzo nelle mie condizioni non ha alcun modo per difendersi e anche nel cosiddetto "codice della strada" è considerato un atteggiamento vergognoso». Ed il «codice ultras» non si è fatto attendere. Con un comunicato la curva Nord interista riferisce che «se tra gli eventuali responsabili del vile atto vi siano dei frequentatori della Curva, qualora qualcuno dovesse risultare coinvolto si prenderanno immediatamente drastici provvedimenti (...) vorremmo avere il disabile ospite a Milano per la prossima partita». La forze dell'ordine non entrano più negli stadi, gli ultras le leggi se le fanno da soli.
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