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travis bickle 10-19-2007 01:05 PM

Strage in Pakistan.Kamikaze contro la Bhuttho:139 morti
 
Il ritorno di Benazir Bhutto in Pakistan, dopo una giornata trionfale, si è tramutato in tragedia quando a tarda notte, al termine del grande raduno davanti al mausoleo di Ali Jinnah a Karachi, due esplosioni hanno colpito il corteo vicino al camion sui cui viaggiava l'ex premier. Benazir è rimasta illesa ma ci sono state vittime nel seguito: 139morti. Quasi 250 i feriti. Il bilancio è ancora incerto come pure la dinamica, anche se la presenza di un veicolo sventrato e in fiamme farebbe pensare a un'autobomba e a un commando suicida.L'ex premier è stata portata in salvo nella sua casa di Karachi. Pervez Musharraf, il presidente del Pakistan, ha definito il doppio attentato «un complotto contro la democrazia».

«Benazir ha un grande coraggio a tornare perché rischia la vita per la democrazia» aveva dichiarato l'altro ieri in un'intervista al Sole- 24 Ore il suo consigliere politico Israr Shah, vittima a sua volta di un attentato il 17 luglio scorso a Islamabad in cui erano morte 20 persone e lui era uscito con le gambe amputate.

«Sono tornata per salvare la democrazia e riscattare gli oppressi. Non temo attentati, la mia vita è per il Pakistan» aveva dichiarato Benazir al suo arrivo da Dubai a Karachi. Alla vigilia del rientro in patria, dopo otto anni di esilio, c'erano state minacce esplicite contro di lei di uno dei capi degli integralisti islamici del Waziristan, l'area tribale insanguinata dalla guerriglia dei talebani. Ma la Bhutto e i dirigenti del Partito popolare hanno anche detto, più volte, di temere pure le azioni di ex generali e ufficiali dei servizi segreti che in Pakistan costituiscono una sorta di "Stato parallelo" e anti-democratico.

Il passaggio della festa al dramma in questo Paese può essere repentino ma non è del tutto imprevedibile. La violenza politica in Pakistan da mesi sta facendo centinaia di vittime anche se ieri la giornata, contrassegnata da un afflusso enorme di folla scatenata in musica e danze, era stata tranquilla, senza incidenti e i 20mila agenti delle forze di sicurezza non erano mai dovuti intervenire. Vestita con una tradizionale tunica verde, pantaloni della stessa tinta e un velo bianco, i colori nazionali del Pakistan, Benazir era scesa dall'aereo dell'Emirates tributando un omaggio al popolo pachistano e al Corano, passando con il capo sotto il libro sacro e levando le palme al cielo. Per tornare al potere, dopo la festa insaguinata di Karachi, avrà però bisogno di qualche cosa di più di una "bismillah", una benedizione: Benazir sa che questo ritorno e la sua battaglia politica sono autentica lotta per la sopravvivenza, una lezione che lei ha drammaticamente imparato da giovane, quando suo padre, il premier Zulfikar Alì Bhutto, fu esautorato nel '77 dai militari e impiccato due anni dopo dal generale Zia ul Haq.

A Karachi, in un'atmosfera al calor bianco, centinaia di migliaia di supporter - un milione secondo il Partito popolare, 200mila secondo la polizia - ieri avevano intasato l'aereoporto con macchine e autobus. Ali di folla, controllata a distanza da migliaia di agenti, hanno accompagnato la Bhutto, su un camion attrezzato con vetri anti-proiettile, formando un corteo enorme fino al mausoleo di Alì Jinnah, il padre della patria, fondatore nel 1947 del Pakistan con la spartizione dell'India britannica. Nel caos sovraeccitato di una megalopoli di 13-14 milioni di abitanti, sembrava scomparire persino l'orizzonte del mare, oscurato da bandiere verdi, rosse nere del Partito popolare e dai ritratti di Benazir. Un evento di massa paragonabile al ritorno dall'esilio di Khomeini a Teheran dopo la partenza dello Shah, nel febbraio del 79, oppure al rientro in Palestina nel '94 di Arafat.

Adesso gli interrogativi sul futuro si fanno ancora più brucianti: il patto tra Benazir e Musharraf viene subito messo duramente alla prova e ci sono dubbi che questo tandem, fortemente voluto dagli Stati Uniti, sarà capace di riportare l'ordine e contenere l'ascesa del radicalismo islamico.
Fonte

Guaido 10-19-2007 10:59 PM

Meglio che si mettano d'accordo il Generale e la Benazir, emarginando gli estremisti.
In alternativa ci sarà uno stato estremista islamico con la atomica, che magari la userà contro l'India.
Questa prospettiva è infausta.
Quindi tutti dovrebbero lavorare per evitarlo.
L'alternativa la capiscono anche i bambini dell'asilo.


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