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Old 07-26-2006, 12:15 PM
jack95 jack95 is offline
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Sconfitta la linea dura di Rossi e Borrelli


Il commissario potrebbe non restare in carica fino a novembre. Della Valle: se ne vada subito

ROMA — Nessun commento, ovvio. Ma se è vero che i volti parlano, quello di Guido Rossi, ieri sera dopo la sentenza d’appello, all’uscita dalla sede della Figc di Via Allegri, tradiva quanto meno una forte tensione. Alla vigilia del primo verdetto, pesantissimo e ora ribaltato, il commissario aveva denunciato «una serie straordinariamente grave di illeciti, diffusi e ramificati che hanno coinvolto le principali istituzioni del calcio italiano, i loro vertici, organi di controllo, giustizia, club importanti, dirigenti sportivi e arbitri». E aveva chiamato Francesco Saverio Borrelli, per smantellarla. Ora tutto finisce con la Juve in serie B, il Milan in Champions, Lazio e Fiorentina penalizzate, ma non più di tanto, nove mesi di inibizione ad Adriano Galliani, una multa di 80 mila euro, e una semplice diffida, per Franco Carraro, e poco altro. Un po’ poco, forse, per «illeciti straordinariamente gravi e diffusi».
Di sicuro, se questo processo doveva essere uno dei pilastri su cui ricostruire un calcio così svergognato, il lavoro che attende il Commissario da domani sarà molto più difficile. Sempre ammesso che Guido Rossi non decida di lasciare il suo mandato, che scadrebbe a novembre, come sussurra qualcuno che in queste ore gli è stato vicino.
La sentenza d’appello, non solo ha semidemolito l’impianto accusatorio del procuratore federale, Stefano Palazzi, ma rischia pure di lasciare strascichi pesanti. Juventus, Lazio e Fiorentina pronte ai ricorsi alla giustizia ordinaria, incuranti delle minacce dello stesso Rossi per la violazione della clausola compromissoria che lo impedirebbe. E presidenti di club che ormai lo sfidano apertamente, per primo Diego Della Valle, che ormai lo chiama «l’argonauta del calcio », l’accusa di fare tutto da solo senza sentire nessuno, e dice che «questo signore deve essere mandato via il prima possibile».
Parole pesanti, come del resto le accuse che Rossi ha dovuto sopportare sin dall’avvio del processo. La scelta di abbreviare i tempi dei dibattimenti, per consentire alle squadre che ne avevano diritto di iscriversi alle Coppe europee. Poi quella, altrettanto contestata, di fare repulisti nella giustizia sportiva, ma non fino in fondo. Via il giudice Laudi, poi il capo dell’ufficio indagini, Pappa. Sostituito, per dare un chiaro segno di estremo rigore, da Francesco Saverio Borrelli, il grande accusatore di Mani Pulite. E la conferma, unica ad aver resistito all’onda d’urto dello scandalo, generando sorpresa e critiche, del procuratore federale Stefano Palazzi. Il «Di Pietro» di quello che doveva essere il più grande processo della storia del calcio, come l’ha definito qualcuno. Così non è stato e indubbiamente, la riscrittura delle regole del sistema, il compito che il governo ha affidato a Guido Rossi è indubbiamente più complicata. Anche per questo, ieri sera, dal governo è arrivato al commissario straordinario della Federcalcio un messaggio che ha molto il sapore della solidarietà.
«L'esito dei diversi gradi del procedimento della giustizia sportiva non modifica il calendario dei lavori del governo e non fa venir meno le esigenze di profonda riforma del calcio italiano» ha detto il ministro dello Sport, Giovanna Melandri. E tra i cambiamenti di cui il calcio ha bisogno, ha aggiunto la Melandri, « ci sono anche alcune riforme interne, che riguardano gli organi di garanzia e di controllo, tra cui il sistema degli arbitraggi, dei controlli finanziari, ma anche l'assetto della giustizia sportiva». Fino alle 20 di ieri sera Guido Rossi ci stava lavorando. Oggi chissà.
Mario Sensini
26 luglio 2006

fonte: corriere.it

il che è tutto dire, quindi pure loro non volevano che la giustizia fosse più giusta o quantomeno più accettabile e questo rafforza ancora di più ciò che diciamo noi, cioè che la sentenza è stata solamente una farsa e ci hanno preso per il kulo tutti.


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