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Rifondazione, è resa dei conti e Ferrero punta al ribaltone


Rifondazione, è resa dei conti e Ferrero punta al ribaltone

Sinistra Arcobaleno, la sfida del ministro nel week end - di UMBERTO ROSSO

ROMA - "Benissimo il congresso straordinario anticipato. Ma da qui a luglio compagni che facciamo, tiriamo avanti con questa linea disastrosa?". Quando il ministro Paolo Ferrero nella riunione di segreteria prende la parola, invocando l'immediata convocazione del parlamentino di Rifondazione, e sparando alzo zero su Bertinotti, Franco Giordano e i suoi capiscono subito che la sfida del ministro ormai è lanciata. E che la resa dei conti, ancora prima di arrivare all'appuntamento congressuale di inizio estate, potrebbe scattare in tempi assai più ravvicinati.
Già in questo week end, appunto sabato e domenica nella riunione del comitato politico nazionale, dove il ministro e i suoi alleati - l'area ex Dp di Russo Spena ma anche le due minoranze dell'"Ernesto" guidate da Grassi e da Giannini - potrebbero chiedere la conta per sconfessare la rotta fin qui seguita dai vertici del partito. Magari accendendo, a quel punto, la miccia del ricambio immediato alla testa del Prc. Con un organismo collegiale di transizione verso il congresso, se non con un vero e proprio nuovo leader subito.
Franco Giordano ci ha provato in riunione a stanare lo sfidante, "potresti anche dirci chiaramente se stai avanzando una tua candidatura al mio posto", ma naturalmente il ministro ha volato alto. "La sconfitta è colpa di tutti quanti, non ne faccio un fatto personale. Quel che certo, è che io ero e resto assolutamente contrario allo scioglimento di Rifondazione".

Nelle stesse ore, il terremoto scuote gli altri compagni della sfortunata avventura elettorale. Ognuno per sé comunque, l'autocritica nel chiuso delle rispettive stanze, nessuna riunione è convocata né per il momento prevista nella casa comune della Sinistra di via Veneto, frettolosamente svuotata. Se Diliberto abbandona il condominio che brucia ("non l'abbiamo più visto, ci ha comunicato l'addio - si lamentano gli ex soci - con un titolo di Rinascita, "bye bye Bertinotti"), fra i verdi va all'attacco Marco Boato, che chiede l'azzeramento del vertice del Sole che ride. "Pecoraro Scanio - accusa l'ex deputato - avrebbe già dovuto rassegnare il suo incarico molte ore fa".
Il ministro, il presidente del movimento De Petris e il resto dello stato maggiore annunciano piuttosto che si "presenteranno dimissionari" alla riunione del consiglio federale, e comunicano che anche i verdi sono pronti ad affrontare le prova del fuoco di un congresso straordinario. "Ripartiremo dalle piazze", spiega Pecoraro.

Fabio Mussi riunisce la presidenza di Sd, e comunica di trovarsi sull'orlo delle dimissioni da segretario, "tutto è precipitato cogliendomi in un momento difficile della vita, tuttavia mi sento politicamente corresponsabile del disastro, e ne trarrò le conseguenze". Sinistra democratica, fra i vecchi compagni di strada della Cosa rossa, è l'unica che mantiene l'asse con Bertinotti sulla strada della costituente per la nuova sinistra. Solo che dentro il Prc, scosso perfino dalle proteste del popolo rifondarolo del web, l'aria per la maggioranza si fa pesante.
Ferrero lavora apertamente al ribaltone. Accusa lo stato maggiore della sua organizzazione: "L'errore è stato di aver voluto annacquare il ruolo del nostro partito dentro la casa comune. Il Prc invece deve restare forte, con la sua identità dentro un soggetto più grande. Ma se mi riproponete tale e quale il progetto della Sinistra arcobaleno, allora davvero volete lo scioglimento di Rifondazione".
E' il punto dello scontro, il nodo che accende gli animi nel confronto in segreteria. Con Giordano, Migliore, Ferrara, De Cesaris e gli altri bertinottiani a spiegare che indietro non si può tornare, che "l'idea di una grande Rifondazione dentro una grande sinistra è vecchia e deve purtroppo fare i conti con la realtà del voto", e che comunque nessun vuol dare l'addio alla storia del partito. Ma non convincono i "ferreriani" della segreteria, Fantozzi, Fraleone, Barbarozza. L'aria è quella della conta e della spaccatura. Fausto Bertinotti, come promesso, ha ceduto il passo e resta dietro le quinte. Ma se nella battaglia per la leadership del partito l'opposizione dovesse mettere insieme le forze per far traballare Giordano, il grande vecchio è pronto a giocare la sua carta vincente: Nichi Vendola.

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