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Telefonini, esplode la rabbia gli utenti


Cresce la protesta verso gli operatori della telefonia mobile. L'abolizione dei costi di ricarica rischia di diventare una vittoria di Pirro per i consumatori, perché è già in agguato l'aumento dei prezzi delle tariffe telefoniche. La redazione di Repubblica.it, così come le associazioni dei consumatori e vari siti Internet, sono stati sommersi dalle proteste degli utenti che segnalano due casi: Wind dal primo giugno aumenterà una tariffa già sottoscritta dagli utenti; Vodafone nei giorni scorsi ha attivato a tappeto il servizio Sms Vocale, senza che i clienti l'avessero richiesto. L'ha poi sospeso nel coro delle proteste.
A fare rumore è soprattutto la mossa di Wind anche perché sembra destinata a scattare senza scampo. Dietro lo scudo delle norme.

I lettori di Repubblica.it segnalano di avere ricevuto un Sms da Wind con l'annuncio lapidario: "Gentile Cliente, dal 01/05 il suo piano tariffario Wind 10 diventerà Wind 12. Per info sulle nuove condizioni chiami il 158". Il problema è che la nuova tariffa è più cara: 12 centesimi di euro al minuto e uno scatto alla risposta di 16 centesimi (contro i precedenti 15 cent). Per ogni Sms, 15 centesimi (contro i 10 cent di prima).

"Non era mai capitato che un operatore mobile cambiasse una tariffa anche agli utenti che l'avevano già sottoscritta", spiega Marco Pierani, responsabile settore hi-tech per l'associazione dei consumatori Altroconsumo. "Ma è una possibilità prevista dal Codice delle Comunicazioni Elettroniche, se l'operatore dà 30 giorni di preavviso durante i quali l'utente può decidere di rifiutare il cambio e quindi di passare a un'altra tariffa o operatore".

Conferma, a Repubblica.it, Enzo Savarese, consigliere dell'Autorità Garante delle Comunicazioni (Agcom): "In un libero mercato il nostro potere è quello di assicurare la trasparenza dei prezzi, non di imporli agli operatori. Certo, se tutti gli operatori aumentassero di concerto le tariffe potrebbe scattare un'indagine dell'Antitrust. Ma non è successo". Wind, nello specifico, è infatti un caso isolato.

Ci sono anche voci contro. A dichiarare illegittima la mossa di Wind è l'associazione Aduc, secondo cui la modifica è ottenuta grazie a clausole di contratto vessatorie. Ci sono poi utenti secondo cui Wind potrebbe essere accusata di pubblicità ingannevole, "perché ha reclamizzato Wind 10 con frasi tipo "Parli e scrivi a 10 centesimi, per sempre"", dice Alberto dal sito di Aduc.it.

Wind dice a Repubblica.it che "non ci saranno altri ritocchi di tariffa"; e che "questa mossa è stata necessaria per attutire almeno in parte la perdita dei costi di ricarica. Non potevamo fare altrimenti, considerato che abbiamo appena raggiunto l'utile e che le nostre tariffe erano e sono le più economiche sul mercato. Anche se purtroppo ora lo saranno un po' di meno".

"Piuttosto - ribatte Pierani - bisognerebbe far notare che la possibilità di cambiare operatore per opporsi alle modifiche volute da Wind è una libertà azzoppata da vari problemi. La portabilità del numero può prendere fino a sei mesi; inoltre non è ancora chiaro se e come gli operatori si adegueranno alle novità prescritte dal decreto Bersani, secondo cui il credito della Sim prepagata deve sopravvivere al cambio operatore".

Ad oggi, solo Vodafone ha detto pubblicamente che si adeguerà a questa norma; in un modo- tra l'altro- che ha sollevato ulteriori polemiche: dice che sottrarrà otto euro dalla Sim degli utenti che abbandonano Vodafone, per le spese di gestione del processo.

I clienti Vodafone sono già sul chi va là a causa della querelle dell'Sms vocale. Funzionava solo tra utenti Vodafone. Quando si telefonava a un numero non raggiungibile, scattava la possibilità di lasciargli un messaggio, che veniva spedito al chiamato in forma di messaggio vocale. Gratis per chi lo riceveva; a pagamento (29 cent) per chi lo mancava. Subito si è messa a girare un'e-mail, a mo' di catena di Sant'Antonio, che metteva in guardia contro questo nuovo servizio. L'e-mail sosteneva che i 29 centesimi venivano addebitati immediatamente al chiamante. Vodafone ha replicato con una nota, in cui annunciava di averlo sospeso e specificava che quell'e-mail diceva cose errate. "Se il cliente non parla, o parla meno di 2 secondi, il messaggio non parte e il cliente non paga", si legge nella nota. Un errore che senza dubbio Vodafone ha fatto è stato di non aver comunicato subito in modo completo agli utenti come funzionava il servizio. È così che è nato il sospetto tra i clienti; secondo Paolo Attivissimo, massimo esperto di bufale su internet, l'e-mail contro Vodafone è frutto della paranoia di alcuni utenti, massima in questa fase, all'indomani della sparizione dei costi di ricarica.
La paura degli utenti è in realtà giustificata dalle circostanze. Gli operatori hanno già protestato contro le perdite che il decreto Bersani porterà loro ed è quindi prevedibile che cercheranno qualche modo per attutire i danni.

Il punto è che il decreto Bersani arriva come una mannaia che non distingue tra operatori piccoli o grandi. Un distinguo che forse l'Autorità Garante delle Comunicazioni avrebbe ritenuto opportuno fare, in una delibera che stava preparando sui costi di ricarica. I piccoli operatori soffrono di più per la perdita dei costi di ricarica. Avendo una minore quota di mercato, è loro interesse, più che dei grandi, premere su tariffe aggressive, per farsi spazio. Se i piccoli adesso sono incapaci di abbassare le tariffe e anzi sono costrette ad aumentarle, non c'è rischio che l'abolizione dei costi di ricarica abbia nel lungo periodo un effetto svantaggioso per i consumatori? È il pericolo segnalato nei giorni scorsi da Elserino Piol, uno dei padri delle telecomunicazioni italiane. Il paradosso è che la battaglia della politica per fare risparmiare gli utenti mobili non è finita ma comincia proprio ora.


fonte: repubblica.it
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