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Nuova Alitalia non decolla oltre 5000 esuberi


ROMA - La nuova Alitalia non decolla. Dopo il fallimento del tavolo di confronto e della mediazione durata tutta la notte al ministero del Lavoro, la Compagnia Aerea Italiana (Cai), la società che si era fatta carico di avviare un piano di salvataggio per la compagnia di bandiera, ha deciso che l'operazione non si può fare. «Cai prende atto, dopo sette giorni di incontri, che non esistono le condizioni per proseguire le trattative» annuncia un portavoce della società spiegando che «evidentemente non ci si rende conto della drammatica situazione di Alitalia e della necessità di profonda discontinuità rispetto al passato che il piano di salvataggio richiede». Non solo: in mattinata sarebbe stato fatto rientrare dalla sede della Magliana il team incaricato di svolgere il lavoro di due diligence legato all’offerta. Ma da parte sindacale arriva l'appello del leader della Cisl, Raffaele Bonanni: «Voglio sperare che Cai non dia forfait. Noi ce l'abbiamo messa tutta. Ci vuole senso di responsabilitá anche da parte loro, oltre che da parte nostra e spero anche da parte del governo». E per il governo parla il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, secondo cui la vicenda «volge alle più negative conclusioni». Tuttavia, per il ministro, «la situazione è critica ma non definitiva», anche se «il margine di mediazione alle condizioni attuali credo sia esaurito».

POCO OTTIMISMO - L'intesa tra le parti sulle opzioni per il salvataggio di Alitalia già nelle prime ore della mattinata era aparsa difficile. Di più: secondo i sindacati, le distanze erano «insormontabili». Non a caso lo stesso Sacconi, aveva detto di ritenere molto probabile l'avvio già in giornata delle procedure di mobilità per i lavoratori, precisando poi che «la macchina del commissario di Alitalia è inesorabilmente in moto». Tuttavia il confronto resta ancora formalmente aperto. E malgrado il vertice notturno tra rappresentanti sindacali, governo e la Cai (la nuova compagnia pronta a rilevare il vettore nazionale) abbia dato esiti negativi, i vari soggetti impegnati nella trattativa si sono ripromoessi di aggiornare nelle prossime ore i diversi tavoli. Una breve pausa di riflessione, dunque, prima di ricominciare un serrato confronto che risulterà decisivo per le sorti della compagnia e delle persone che vi lavorano. Ma proprio lo stop al confronto, secondo il leader della Uil, Luigi Angeletti, «significa che la firma non era vicina». Ore concitate e di grande apprensione, insomma. E chissà se sarà di conforto l'annuncio di papa Benedetto XVI che, in partenza da Roma su un aereo Alitalia, ha detto che da tempo le sorti della compagnia trovano posto nelle sue preghiere.



GLI ESUBERI - Intanto trapelano alcuni dei dati sugli esuberi presentati nella notte. Secondo quanto riferiscono fonti sindacali, il numero dei lavoratori considerati in eccesso dalla Cai sarebbe di oltre 5mila, considerando anche le attività del gruppo per le quali è prevista una esternalizzazione. In particolare, per i piloti ci sarebbero mille esuberi dei quali 130 riguardano l'esternalizzazione delle attività cargo. I dati riguardano complessivamente sia i lavoratori per i quali è previsto il ricorso ad ammortizzatori sociali con una copertura per sette anni, sia i dipendenti di attività per le quali è prevista l'esternalizzazione con la cessione ad altre società. Guardando le singole categorie, sarebbero 1.600 gli esuberi previsti per gli assistenti di volo, 840 per gli operai della manutenzione leggera, 950 nei servizi di terra aeroportuali, 800 per le attività di manutenzione pesante concentrate negli stabilimenti Atitech di Napoli e 360 tra i dipendenti (non piloti) delle attività cargo da esternalizzare.

«MOBILITA' SUBITO» - Anche il ministro Maurizio Sacconi non è ottimista. «Le condizioni oggettive fanno temere il peggio», dice usendo dal ministero dopo la lunga mediazione nella notte con Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Quanto alla possibilità che l'amministratore straordinario di Alitalia, possa avviare subito le procedure per la mobilità, il ministro ha indicato che «certamente» lo farà, probabilmente già da questa mattina, «perchè è tenuto a farlo, e non perchè lo diciamo noi o perchè sia nelle sue disponibilità decidere. Non ha voluto attivarla fino ad oggi, ma ritiene un suo dovere farlo». Sacconi ha fatto capire che nella notte si è stati vicinissimi al fallimento delle trattative con i sindacati sul piano per salvare Alitalia: «La rottura non c'è stata - ha detto - solo perchè alla fine è emersa un pò di buona volontà».

«MA COSI' SALTA IL CONFRONTO»- L'eventuale apertura della procedura di mobilità sarebbe però un grosso ostacolo al confronto tra le parti. Lo dice chiaramente Renata Polverini, segretario generale dell'Ugl, secondo cui un'eventuale azione in tal senso bloccherebbe di fatto ogni possibilità di intesa. «Il ministro del Lavoro ha garantito che si sono fermati gli orologi - ha evidenziato la Polverini - e quindi si sono fermati per tutti gli attori che partecipano al tavolo, e a mio avvio anche per Fantozzi. Mi pare difficile che avvii la mobilità, ma se la avvia non credo che ci sarà un negoziato che prosegue».

IL NODO DEI PILOTI - Intanto la vicenda si gioca anche sulle dichiarazioni rilasciate a margine degli incontri. Come quella di Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa San Paolo, che sta dietro a Cai, secondo cui i lavoratori della compagnia «non si rendono conto della situazione in cui si trova Alitalia, in particolare i piloti». Una tesi che questi ultimi hanno però subito rirspedito al mittente: «Non siamocosì capricciosi o poco coscienti - sbotta Roberto Spinazzola, segretario generale dell'Unione Piloti -: l'offerta di Cai è prendere o lasciare e quanto e mille persone in esubero è un dramma non gestibile».

LE REAZIONI POLITICHE - Mentre dunque sul futuro di Alitalia si addensano nubi sempre più scure, dal mondo della politica arrivano le prime reazioni. E' il centrodestra a prendere la parola. Mentre Capezzone (FI) e Rotondi (Dca) mettono le mani avanti facendo sapere che un eventuale fallimento sarà da addossare alla responsabilità dei sindacati, il leghista Roberto Calderoli mette l'accento sul fatto che in un modo o nell'altro la questione andrà a chiudersi, con sollievo per le casse pubbliche: «Quello che a me interessa - ha detto il ministro della Semplificazione - è quello che non pagheremo più per il sistema Alitalia, perchè fintanto che Alitalia è rimasta una cosa pubblica regolarmente abbiamo continuare a dare. Chiudiamo questa vicenda, che mi auguro si chiuda già oggi stesso, con la certezza che il cittadino non dovrà più dare una lira in futuro per Alitalia».








fonte corriere.it
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