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eutanasia e chiesasi dovrà rifare il dibattimento che aveva impedito al padre di staccare la spina alla figlia dal corriere della sera di oggi
Nuovo processo per Eluana Englaro Nota della Suprema Corte sull'eutanasia: fissate le circostanze in cui si può autorizzare la «dolce morte» ROMA - Una sentenza che farà discutere. E che ribalta quanto richiesto dal procuratore generale della Cassazione. Ma che per la prima volta segna dei «paletti» chiari dal punto di vista giuridico sul fronte dell'eutanasia. Ci sarà infatti un nuovo processo «in una diversa sezione della Corte d'Appello di Milano» sul caso di Eluana Englaro, la giovane in coma dal 1992 a seguito di un incidente stradale e per la quale il padre si è battuto per anni in tribunale affinchè venisse interrotta l'alimentazione fino al sopraggiungere della morte. Ne dà notizia la Cassazione in una nota redatta dal Primo Presidente della Suprema Corte, Vincenzo Carbone. «La Corte di Cassazione - spiega la nota - ha escluso che l'idratazione e l'alimentazione artificiali con sondino nasogastrico costituiscano, in sè, oggettivamente, una forma di accanimento terapeutico, pur essendo indubbiamente un trattamento sanitario - ha deciso che il giudice può, su istanza del tutore, autorizzarne l'interruzione soltanto, dovendo altrimenti prevalere il diritto alla vita, in presenza di due circostanze concorrenti: 1) la condizione di stato vegetativo del paziente sia apprezzata clinicamente come irreversibile, senza alcuna sia pur minima possibilitá, secondo standard scientifici internazionalmente riconosciuti, di recupero della coscienza e delle capacitá di percezione; 2) sia univocamente accertato, sulla base di elementi tratti dal vissuto del paziente, dalla sua personalità e dai convincimenti etici, religiosi, culturali e filosofici che ne orientavano i comportamenti e le decisioni, che questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento». «UN SUSSULTO DI UMANITÀ» - La decisione della Suprema Corte è stata accolta dal papà di Eluana, Beppino Englaro, come «un sussulto di umanità e di libertà verso una vittima sacrificale del codice deontologico dei medici e della legge». A sua volta, la ministra della Sanità, Livia Turco, ha definito «molto specifica ma anche innovativa ed equilibrata». LE MOTIVAZIONI - Successivamente la Cassazione ha reso note anche le motivazioni della sentenza. C'è una «attuale carenza di una specifica disciplina legislativa» che fornisca indicazioni da seguire nel caso di richiesta di sospensione di cure e trattamenti sanitari provenienti dal legale rappresentante di un malato in coma e senza speranza di miglioramenti, sottolinea la Suprema Corte, che avverte la necessità «anche in tale situazione» di vuoto normativo, di dare una «immediata tutela» al «valore primario ed assoluto dei diritti coinvolti» in questa drammatica situazione, nella quale proprio l'importanza di tali diritti «impone una delicata opera di ricostruzione della regola di giudizio nel quadro dei principi costituzionali». La Suprema Corte spiega poi per quale motivo ha deciso di spingersi a dare indicazioni concrete per risolvere i casi dei pazienti in coma irreversibile o che chiedono la sospensione delle cure, colmando l'assenza di una normativa in tal senso. In proposito la Cassazione sottolinea di voler tenere presente la Convenzione di Oviedo sui trattamenti sanitari anche se non è stata «a tutt'oggi ratificata dallo Stato italiano» perchè la mancanza di un ratifica - spiega piazza Cavour - non significa che tale convenzione «sia priva di alcun effetto nel nostro ordinamento». IL NEUROLOGO: PRONTO A STACCARE LA SPINA - E la decisione della Cassazione fa sorgere immediatamente l'interrogativo di chi si prenderebbe la responsabilità di applicare un'eventuale sentenza di interruzione dell'alimentazione forzata. «Si, certo, e senza dubbi» risponde senza esitazioni, il neurologo Carlo Alberto Defanti che ha avuto in cura Eluana Englaro, alla domanda se sarebbe pronto a dare l'ordine di sospendere l'alimentazione assisitita. Defanti, ai microfoni di Radio24, racconta: «Io la ricoverai nel mio reparto a Bergamo 11 anni fa, la studiai in modo esauriente e già allora non si trovò alcun segno di coscienza. Poi, nel lungo iter giudiziario, nel 2001 la ricoverai di nuovo, questa volta a Niguarda. Altri esami diedero lo stesso risultato». «Di fatto quella condizione di irreversibilità è già soddisfatta e mai messa in dubbio nelle precedenti sentenze. Anche se nulla toglie che si possa ripetere la prova», aggiunge Defanti. LA CEI - «Noi vescovi ribadiamo la difesa della vita fino alla sua naturale conclusione e il riconoscimento dell’idratazione indotta come diritto della persona alla vita e non come accanimento terapeutico» : è questa invece la posizione espressa dal segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori, alla domanda di come valuti la Chiesa il caso di Eluana Englaro. «Non vorrei entrare nel caso specifico - ha spiegato Betori - ma noi vescovi ribadiamo la difesa della vita sempre». eutanasia viene dal greco eu=buono e thanatos=morte, vero travis???? quindi la dolce morte...invece.....la chiesa dovrebbe essere il conforto di milioni di persone vessate dalle asprezze della vita, invece sembra essere un fardello ulteriore e una collezione di ostacoli irritanti allo sviluppo della societa', della politica, della scienza e della tecnologia. vergogna, vergogna e vergogna. |
#2
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Caro Corso!Hai aperto un post molto difficile da commentare perche a mio avviso le due parti hanno ragione ,la chiesa per motivi etici ,e le famiglie per motivi esasperati.Io non emetto nessun giudizio perche a mio parere e la tecnologia moderna che ha portato questi problemi.
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#3
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Da La Stampa
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"...anche solo...".E' qui che cade l'asino!Per la Chiesa Cattolica Romana non è nemmeno concepibile un'etica che non sia la sua.Lo dà per implicito ed imperativo. Ma lo è?Ovviamente,per me e per logica,no.
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#4
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è come il dibattito tra fede e scienza, la Chiesa tenta di convincerti alla sua maniera e cozza inevitabilmente contro la scienza; chi ha ragione? secondo me anche qui la Chiesa stà dalla parte sbagliata...
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Quando si capirà il bisogno esclusivo di potere nel voler imporre alla società il proprio punto di vista (chiesa) cadrà tutto il baraccone. Un eventuale legge che "permetta" l'eutanasia non lede nessun diritto di chi "cattolico convinto" non desidera avvalersene.
Le libertà personali, ovvero: «Attribuire ad ognuno una potestà indeterminata sulla propria esistenza» sono un diritto sacrosanto ed inviolabile, molto più sacro di tutti i dogmi ecclesiastici, stabilito dal loro stesso presunto "comandante e capo" nel cosidetto libero arbitrio. |
#6
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Quote:
proprio cosi' caro romans. nessun danno alla chiesa ed ai suoi fedeli che possono decidere di non usufruirne (se purtroppo cosi' si puo' dire un atto tal estremo e drammatico). quindi ti quoto e straquoto. |
#7
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La cosa che più mi rende perplesso (eufemismo), è il passaggio in cui si dice che sarebbe un grave errore «Attribuire ad ognuno una potestà indeterminata sulla propria esistenza».
Credevo che il diritto di poter decidere di me stesso fosse una delle minime libertà individuali. Ho o no il diritto, io e solo io, di poter decider decidere TUTTO (che, ovviamente, non coinvolga altri) della mia vita? In altre parole, se decido liberamente e non costretto o plagiato da nessuno di tagliarmi un dito, tatuarmi, o al limite uccidermi, posso farlo? Se non ho io la "potestà indeterminata" sulla mia esistenza, chi ce l'ha? Chi è che decide sopra di me di ciò che deve essere della mia vita? Se è vero che un cattolico mi risponderebbe che il dio in cui crede è al di sopra di tutto, è anche vero che quel dio raramente interviene nelle vicende terrene in modo chiaro. Posso avere il diritto di decidere da solo se, trovandomi in certe condizioni mi devono staccare la spina o no? (testamento biologico) |
#8
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XMagikomilan1982Nessuno te lo vieta tu te ne puoi uscire dalla religione cattolica quando ti pare.Ma se ti trovi con una mamma molto cattolica e ti chiede di non farlo come reagisci? e tutto qua il gioco della chiesa.
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#9
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#10
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Appunto Caro Alma!!!
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