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Non dimentichiamo: 50 anni dalla rivoluzione ungherese, la nostra TienanmenIl quasi assoluto silenzio che passa sopra questa ricorrenza, un po’ per opportunità politica, un po per l’ignoranza dilagante nel nostro paese, mi ha portato a scrivere queste righe.
Sono passati 50 anni da uno degli eventi più sanguinosi e più tristi della storia moderna dell’Europa. Un’evento che ha trovato quasi tutti i commentatori occidentali dell’epoca concordi, e, l’intera comunità politica occidentale ‘ipocritamente’ unanime nella condanna. 50 anni fa l'ungheria rinacque, o meglio credette di rinascere. Si riprese a parlare di politica quasi apertamente, la censura mollava la presa, si guardava il confine austraco non come un muro , ma come una porta. Gli studenti si riunivano in pubblico, e parlavano del loro futuro, con un ottimismo così poco congeniale alla natura magiara.Una politica che per la prima volta sembrava scrivere e pronunciare discorsi comprensibili e apprezzabili. 50 anni fa i carri armati sovietici, tradivano le promesse di ‘indipendenza’ fatte al popolo magiaro ed invadevano l’Ungheria. Un fiume di sangue sembrò voler cancellare il blù del Danubio. Noi che facevamo? Grandi cronisti come Indro Montanelli entravano clandestinamente o semiclandestinamente in Ungheria per documentare quel massacro, quel tradimento ai valori che ancora si credevano reali. Alcuni di loro, come un noto fotografo francese ne rimanessero uccisi. Tanti tanti studenti provarono a bloccare l’avanzata dei carri armati, quasi potessero riuscire dove il piccolo esercito ungherese aveva fallito. In Italia si spaccava il PCI, in tanti uscirono dal partito, altri ne rinnegarono i legami con Mosca. Ma nel frattempo iniziava una pagina tristissima della vita ungherese e quindi Europea. Il grandissimo (non tutti sono d’accordo con me in questa definizione) Imre Nagy diventato simbolo politico della rivolta veniva imprigionato e ‘fatto sparire’, in stile sovietico per poi essere giustiziato in terra Romena 2 anni dopo. L’Ungheria entrò nel triste periodo della gente che scompariva, delle carceri segrete, delle torture. Si impose il silenzio più assoluto su quelle vicende, un silenzio che rimase pressoché assoluto fino alla fine degli anni 80. Chi passasse per Budapest potrà ancora vedere i buchi sui muri lasciati dai proiettili dei carri e potrà dare una triste occhiata alle prigioni visitando la ‘casa del terrore’ : (Budapest, Andrássy út ) http://www.terrorhaza.hu/index2.html Ecco qualche foto, sono screenshots da Duna (Hotbird 8 (13.0E) - 12149.00 V - 27500 3/4....ed ovviamente nel nostro mediacenter, assieme agli altri canali ungheresi) Ed ecco lo straziante grido di aiuto lanciato dal primo ministro Imre Nagy all'europa occidentale, nel momento in cui le inadeguae forze ungheresi venivano attaccate e spazzate via dall'armata rossa: (clicca qui) Tanti tanti studenti persero la vita o la videro distrutta assieme a quella dei loro genitori, fratelli, fidanzate Cosa resta di tutto questo? Sono rimasti i simboli. Il primo è la bandiera Ungherese col buco in mezzo: tagliavano i simboli comunisti per potere sventolare ancora con orgoglio la propria bandiera. Altri simboli hanno fatto parte di una iconografia ormai dimenticata, sono le foto di piccole battaglie vinte, mentre in altre zone il sangue scorreva a fiumi. Sono le immagini che arrivavano a noi ‘occidentai’ , che dietro espressioni dispiaciute e deluse della gente comune nascondevamo spesso la soddisfazione dei nostri politici per l’errore politico dell’U.R.S.S. che aveva mostrato ingenuamente la sua vera faccia. Per chi ha avuto la possibilità di parlare con ragazzi o anziani Ungheresi, il silenzio su tutta questa vicenda è davvero insopportabile. E oggi? ‘Torniamo’ ad oggi, o meglio a qualche giorno fa, quando ricorreva l’anniversario di quei tristi eventi. Un’altra volta una parte del popolo (migliaia secondo il Budapest Sun) ha ripreso quelle vecchie bandiere e ha fatto nascere una autentica guerriglia urbana. Un anziano signore è anche riuscito ad impossessarsi di un carro armato (fortunatamente con poche gocce di carburante) dell’epoca rivoluzionaria e ha puntato le forze dell’ordine. Tanti proiettili di gomma, lacrimogeni, vetrine distrutte e terrore in città. I motivi scatenanti di tutto questo li conosciamo, o meglio crediamo di conoscerli…si parla del presidente del consiglio e della sua confessione ‘di avere fregato tutti’ etc..etc… Io non credo che le cose stiano così, ma preferisco tenere per me la mia opinione. Sarei felice di leggere qualche commento a queste righe, ma state tranquilli, non lo pretendo, mi basterebbe potere pensare che qualcuno a queste cose sia ancora interessato. Corvinus.
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Corvinus infondo me lo avevano detto: non volare troppo vicino al fuoco...ed ora sono riparabili le ali? |
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