[magikoMILAN1982]

E' in uscita tra pochi giorni, edito da Mondadori, "Marco Materazzi, una vita da guerriero" , l'autobiografia che il numero 23 dell'Inter ha scritto a sei mani con il nostro collega Andrea Elefante e con Roberto De Ponti del Corriere della Sera. Qui di seguito pubblichiamo le prime righe di un libro che narra la storia dell'eroe di Berlino partendo proprio da quelle fatidiche 6 parole dette a Zidane durante la finale che gli "fruttarono" la testata costata l'espulsione al francese.
“Preferisco la ******* di tua sorella.”
Ecco, finalmente le ho dette. Me le sono levate di torno, una volta per tutte. Sono queste le sei parole che mi hanno fatto diventare, in modo assolutamente imprevisto, protagonista di una finale mondiale dove, incidentalmente, ho segnato un gol e ho realizzato uno dei cinque rigori che ci hanno fatto diventare campioni del mondo. Sei parole che hanno cambiato la mia vita e quella di Zinédine Zidane, un fuoriclasse vero che con un colpo di testa ha trasformato me (e lui) in fenomeni mediatici.
Non c’è persona, dopo quel 9 luglio 2006, che non mi abbia chiesto che cosa avessi detto realmente a Zizou per scatenare quella reazione. Ecco che cosa ho detto. Sei stupide parole.
Per carità, probabilmente me le sarei anche potute risparmiare. Non pretendo di essere un santo quando scendo in campo: sul terreno di gioco gli insulti, come le botte, così dicono quelli bravi, si danno e si ricevono. La sera della finale, in quegli attimi durante il secondo tempo supplementare che sarebbero poi entrati nella storia del pallone, quello che ha insultato sono stato io. Lui mi aveva preso in giro, io ho risposto con un insulto. Ho sbagliato? Sì, lo so, ma ha sbagliato anche Zidane a reagire in quel modo. Con una testata che mi ha messo al tappeto e che ha fatto il giro del mondo in ottanta secondi. Io Zizou lo giustifico, perché solo chi ha provato a stare su un campo di calcio, con settantamila persone che ti urlano attorno, con qualche miliardo di telespettatori che ti scrutano attraverso cento telecamere, con la tensione di una finale mondiale, con la fatica di quasi centoventi minuti di gioco ad annebbiarti le idee, può capire quante e quali cose possano passarti (o non passarti) per la testa. Lo giustifico e lo capisco. Però mi sono anche chiesto che cosa sarebbe successo se a provocarmi fosse stato lui e io avessi avuto la brillante idea di replicare stendendolo con una testata.

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